24th december.

Kingdom Hearts//R18.

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    { 24th december. }




    Ci sono molti modi per amare qualcuno, il più complicato di tutti? Amare sinceramente. E' impossibile, per un essere umano amare con tutto se stesso una persona, diventa quasi snervante, come se tutto dipendesse da essa. Ti ritrovi a vivere per quell'altro, mentre incosciente, il tuo mondo, sta andando a pezzi, a frantumi, crolla e alla fine svanisce. Non sai far altro che compiacerla o trovare il modo per renderla felice. Nonostante tutti gli sforzi sembrano essere fatti col cuore, questo, non è amore.

    Cosa possiamo sapere noi dell'amore finché non lo viviamo? Come possiamo descrivere qualcosa che non abbiamo vissuto davvero? Parlarne, semplicemente, come potremmo avere una conversazione se l'argomento non ci ha toccato nel profondo? Eppure esistono persone dotate di questa grande capacità che noi tutti chiamiamo "talento". Quella cosa che se ci nasci sei fortunato e se non ci nasci, sei solo un coglione come tutti gli altri. Ma è davvero così che si può definire una persona che ha talento? O meglio, è davvero così che si può definire qualcuno bravo e qualcun altro mediocre?

    No. Perché ognuno è bravo diversamente dagli altri, ognuno vive a modo suo le cose.
    Le tocca, le sente, le prova... le uccide, fino a trovare se stesso in qualche sua creazione, in qualche sua opera o azione. Molti non ci arrivano mai alla comprensione di questo loro lato svenevole, altri ancora ci arrivano troppo presto per la loro giovane età.

    Ma tutto ciò, non ha niente a che fare con l'amore. Perché poi, cos'è l'amore se non un istinto primordiale che ci spinge a volere qualcuno tra le proprie braccia a scaldarci il petto?







    Atto primo – L'attrito.



    C'è una stanza, immaginatevela, è grande, spaziosa, forse non troppo, riduciamo quindi la visuale. C'è una stanza piena di vestiti sparsi per tutto il pavimento, poi su una sedia posta davanti a una scrivania, una porta semi aperta di un bagno, l'altra sbarrata a chiave, la suddetta tolta per precauzione, mentre anche quel piccolo buco è stato tappato con dello scotch. Ci sono dei libri in un angolo, accatastati come se non ci fosse più spazio nemmeno per l'aria, accatastati come i ricordi più vecchi, una libreria grande a fianco ad essi, stracolma di libri, fumetti, pupazzi, fotografie, album, videogiochi, pezzi di stoffa che pendono da quel grosso e imponente mobile, affiancato da un grosso e artistico armadio in legno. E questo è mezzo aperto e mezzo chiuso, in quel modo se ne può vedere la vuotezza, come uno stomaco che non è assolutamente sazio, come se al suo interno cominciassero a circolare farfalle, di tutti i colori e di tutte le grandezze. Fa quasi male alla vista, quella visione di insetti che svolazzano dentro quell'armadio, tutto immaginato da una mente raffinata e contorta, che ora pungola sul ventre, come quella mano che dannata va a calcare ogni piccola increspatura della pelle, come le onde che scivolano verso riva. E la mano si muove sinuosa, calcandone le forme, spingendosi verso il basso, affondando dentro un paio di boxer chiari, color sabbia. E si scava a riva, si scava per prendere terra, per prendere qualcosa di bagnato che faccia appiccicare qualcosa di asciutto ed è allora che si erge un castello, una torta, una pista, una montagna, un piccolo animaletto.

    Ma non è quello che crea la base del castello e del gesto che ci spinge a scavare nella sabbia. Ciò che ci spinge e che ci dà l'input è il secchiello. La sabbia secca che calda ci scalda i piedi e ci fa sentire leggeri ma stanchi, come se ogni passo fatto su essa andasse a rincarare la dose dei nostri sensi di colpa, delle azioni sbagliate, come se ci volesse frenare a fare altri passi e al tempo stesso, il calore che la suddetta emana, ci spingesse a correre come dei pazzi in preda alle sensazioni più stupide e belle. Ed è così che, quando le labbra si incontrano, loro si sentono, dei pazzi, dei folli, perché quel calore che scalda il petto e brucia la mente li spinge a correre, a cercare, a divorare ogni piccolo pezzo di quelle labbra, di quelle bocce bagnate che aperte si cercano, che pazze si rincorrono. E il secchiello non è altro che il vestito, quello che uno indossa, che può essere un costume, un vestito elegante, degli stracci che lasciano vedere le curve e i lineamenti giusti. Il secchiello è il vestito che non fa il monaco, ma il diavolo, quello che tenta e non che viene tentato. Il secchiello se è grande ci ispirerà maggiormente di uno che è piccolo, perché la grandezza è simbolo di potere, è simbolo di bellezza in alcuni casi ed è qualcosa che ci lascia scivolare la lingua sulle labbra, mentre le mani si sfregano tra loro e le gambe sono tese per fare un salto sull'oggetto prima degli altri e a quel punto, una volta catturato e allontanato dai nemici, farlo nostro. Lo abbiamo osservato così tante volte che ci aveva fatto venire la nausea, perché inizialmente non sembrava carino, perché inizialmente non era affatto allettante. Era come un pungente ago che appariva ogni qualvolta volesse infastidirci, ogni qualvolta volesse farci ricordare di lui. E per chi dice che non è amante della mani sporche e dei castelli di sabbia, è solo perché non ha mai provato a immergerle nell'acqua salata e nella sabbia rovente, è solo perché non si è mai cimentato a provare quello strano retrogusto nel sentire la pelle tirare per il sale e i granellini grattare la pelle tra le insenature delle dita e sotto le unghie appena limate.

    Quindi ciò che occorre è l'attrito con tutto questo, è la input che ci spinge a dire di cominciare a formare la basa, è quel qualcosa che ci molesta in maniera morbosa e ci scanna la testa e il corpo, fino a darci fastidio in maniera piacevole. Come se dentro al nostro costume ci si infilasse una mano curiosa e lentamente cominciasse ad accarezzarci con sensualità e insistenza.





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    Atto secondo – Fendere.



    Cola, cola dentro, fuori, sopra, sotto... ne è PIENO. E' pieno di liquido freddo che lentamente diventa caldo, perché c'è qualcuno che sfrega, qualcuno che spalma ed è favoloso. Favoloso è dire poco perché si vede perfettamente come le increspature della bocca non siano in alto o in basso, ma siano ovali, a formare un cerchio e vibrano le pareti, il contorno, l'orlo di quella piccola e calda caverna rosata. Le mani aggrappate a qualcosa di liscio e ruvido, come il muro a piastrine dove si posano le suddette, dove le unghie corte cercando di corroderne la superficie. La schiena inarcata, che vibra leggermente, completamente nuda e invasa da acqua calda e da mani che ogni tanto la carezzano. Si sente le gambe tremanti perché è da quella mattina che sono in casa insieme, è da quella mattina che si sono chiusi in quella stanza, la sua stanza, di quello che non riesce tra poco a sorreggersi da solo. Cosa hanno fatto? Hanno festeggiato diversamente il 24 dicembre, hanno semplicemente avuto un'idea più geniale del solito e tutto con i genitori, sia di uno, che dell'altro, chiusi giù a parlare e mangiare e pensare che i loro figli stiano come al solito giocando a qualche videogioco e che non sia importante disturbarli, perché potrebbero essere tappezzati di due di picche ovunque, tanto lo sanno e nemmeno ci provano. E i figli, quelli chiusi nel bagno, gliene sono grati. Ma intanto le mani scivolano sulla schiena, sulle gambe appena divaricate, il corpo nel complesso messo quasi a novanta gradi, lasciando vedere ogni piccola insenatura, come quel buco bagnato che sembra invitare qualsiasi cosa a penetrarlo. E l'altro, che lo sovrasta già di per se in altezza, sta giocherellando con una spugna gialla, la strizza piano, facendo apparire qualche bollicina di sapone, applicato precedentemente su essa. Poi comincia ad accarezzargli la schiena, partendo dalle spalle e scivolando lentamente verso il fondo, mentre l'acqua va a bagnare il tutto e incrementa anche tutte quelle bolle che sulla pelle affiorano, come se fossero fiori, come petali intorno al nucleo giallo e ricco di polline.

    Scivola tra le natiche, le accarezza e sente il corpo chino fremere appena, mentre la testa si alza verso l'alto, ma sempre lo sguardo è celato da capelli che piatti coprono tutto. Quel sole orgoglioso che si lascia toccare in quel modo, come se fosse la cosa più giusta da fare, o semplicemente la più appagante. E la spugna va a massaggiare la metà di queste, in mezzo a quella striscia pallida e sensibile, in mezzo a quella parte liscia, che lascia intravedere, da un angolatura diversa, anche ciò che davanti si amplifica e si tende, proprio come un arco, che si lascia inclinare dalla freccia, smuovendo la sua perfetta tiratura. Poi c'è una mano che accarezza il fianco, che quasi lo tira per offrirsi di più, mentre la spugna lo stuzzica, lo provoca in quella parte sensibile e alla fine lo penetra. La spinge dentro, accompagnata da dita, mentre le labbra si mordono, si corrodono e tutto diventa caldo, diventa strano, perché quell'insediamento dentro di lui, quel sentire qualcosa di spugnoso, accompagnato da dita lunghe e agili, dentro di lui lo manda in estasi. Si sente strano, appagato ed elettrizzato da tutto, da quel complesso che lo sta facendo impazzire e lo chiama, mugola il suo nome tra gemiti arrochiti e respiri spezzati. Graffia la parete, anche se fa male, mentre la mano dell'altro si muove lenta, accarezzando le pareti e lasciando uscire il liquido caldo che prima ha riversato proprio li dentro. La mano che accarezzava il fianco si è sposta in avanti a massaggiare il membro, ad accarezzare in mezzo a quelle gambe divaricate, appagandolo e sballandolo maggiormente. E' un processo lungo, lento e da pazzi. Ha già avuto tre orgasmi, quello sarà il quarto, di fila e lo sa bene, che si sentirà male, che non riuscirà più a stare in piedi, perché l'altro è un animale ingordo e proprio per questo è consapevole, come lui stesso vuole, che se lo scoperà fino a notte fonda, senza “se” e senza “ma”. Ma non è spaventato dalla cosa, tanto meno si sente profanato, ne è eccitato, entusiasta come poche volte, preso da quel continuo essere preso e stuzzicato, che la cognizione del tempo è stata completamente persa. Ancora e ancora quella mano entra, lo fende, proprio come fende la sua anima, ormai sua, ormai rapita e fatta prigioniera tra alte sbarre dorate e piene di immagini scandalose, le stesse che il compagno tiene nella propria dimora nel cassetto, sul computer, pronto a masturbarsi guardandole. Perché in caso di blackout o problemi al suddetto apparecchio elettronico, non può restare senza e l'altro, non è sempre reperibile per certi servizietti, ormai diventati giornalieri. Lo sente entrare, ancora, lo sente spingersi sempre più a fondo, gradualmente, fino a farlo impazzire con quella cosa. Poi la spugna scivola fuori, ma le dita continuano a stuzzicarlo, stavolta veloci, quasi volesse dilaniarlo quell'orifizio caldo, quasi volesse percuoterlo maggiormente, fotterlo e basta. E la spugna passa all'altra mano, che scivola sul davanti, cominciando a masturbarlo con quella e lui viene, è inevitabile. Urla dal piacere, lasciando il proprio corpo completamente pervaso dai brividi e allora il ritmo diminuisce fino a placarsi. La spugna cade a terra e la mano va ad alzare il mento, mentre l'altra, con tutto il braccio, gli cinge il bacino, nel caso crollasse, perché le gambe stanno cedere, scivolare al suolo. C'è un bacio, bagnato, umidiccio, che sa di lingue e sa di pasta, perché le bocche stanno impastando un dolce, una pizza, una base perfetta che li lascia deliziati ogni volta che lo fanno.





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    Atto terzo – Attraversare.



    E' una linea che si supera, come un traguardo, l'arrivo, la destinazione, la nostra più ambita meta. Cosa succede quando la si supera? Inizialmente ci si sente felici, appagati, così pieni che scoppiare è la prima cosa si pensa ci possa accadere. Poi però ci si calma, il battito del cuore rallenta e tutto si ferma, come le gambe che hanno smesso di muoversi. Il respiro torna regolare e tutto ci sembra stranamente piatto, come il sorriso che prima si abbozzava sulle labbra, come la sensazione felice e di appagamento che provavamo pochi istanti prima, qualsiasi cosa stessimo facendo. Era finita, avevamo concluso, eravamo giunti all'arrivo soddisfatti, senza complicazioni. Poi però lentamente si comincia a sprofondare, come se lentamente stessimo cadendo all'indietro in un oblio profondo e mogio. Cosa succede dopo la fine? Cosa c'è dopo quella parola così finita e conclusa che non sembra voler proseguire? E ci si sente persi, smarriti, come se in realtà quel traguardo, quell'arrivo, quella destinazione non fosse esatta e allora ci si domanda dove possiamo dirigersi per proseguire il percorso, cosa possiamo fare per avere un altro obbiettivo, correre ancora come dei pazzi, verso qualcosa che è più ignoto che reale. Si chiudono gli occhi e si riaprono più spaventati e perplessi di prima, ma vuoti, perché niente ci invade il pensiero come prima e allora ci si ferma a riflettere su cosa dobbiamo fare, osservando il paesaggio, il soffitto, l'ambiente circostante dell'esatto punto di dove siamo. Quale atto bisogna fare per sapere? A cosa bisogna giungere per levarci questo moto di incompletezza?

    Ed è allora che scatta qualcosa, quando si sente la strada toccarci, accarezzarci piano, involontariamente, come il vento che ci soffia tra i capelli e ci indica la via da seguire. E il viso si riperde nei sorridi divertiti, perché quello è solo divertimento mischio al piacere di farlo, di correre, di amare. Si guarda la nostra meta, cosa ci suggerisce involontariamente e la si fissa per qualche istante, per poi ripartire all'attacco. Il corpo che scatta come quello di un animale, monta sul boccone steso sul materasso e le coperte sfatte e lo fissa con sguardo amabilmente caldo, lussurioso e graffiante. Si china il volto su quello dell'altro e gli morde una guancia, gli lecca le labbra, scivola a soffiare sul collo e vicino all'orecchio, mentre i brividi invadono il corpo di lui, come mai e mai prima aveva sentito. Le mani scivolano a toccare quel corpo, che come una cartina imparata a memoria si conosce perfettamente, ogni isola, ogni arcipelago e golfo si trovano senza problemi, si accarezzano e si descrivano, mentre si visitano curiosi e sempre affascinati da quanto siano belli quei territori morbidi e caldi, sensibili e piacevoli. E la voce bassa invade la testa, lasciando scoprire ancora una volta quanto stupore possiamo avere solo col proprio nome pronunciato, solo con quella strana incrinatura della voce che ci chiama. E l'effetto è lo stesso delle sirene, le antiche tentatrici, quelle che nell'Odissea chiamavano Ulisse, perché lo volevano, lo cercavano e lo invitavano ad andare con loro. E lui, quello che non ha superato nessun mare concretamente, quello che è solo sopra il suo amico d'infanzia, quello che ha avuto ben sei orgasmi nell'arco della giornata, si ritrova a cominciare qualcosa per averne un altro e per farne avere un altro a quel povero disgraziato che sotto di lui non vede l'ora di arrivarci, di sentirsi ancora una volta provocato e preso da lui, in qualsiasi modo, con qualsiasi forma e posa divertente, perché è questo che entrambi vogliono. O forse non è solo questo.

    Ed è li che comincia ancora una volta la rimonta, la corsa, il sentiero tracciato, come la lingua che scivola sul petto, fermandosi a circumnavigare un capezzolo turgido, succhiandolo, tirando verso l'alto, lasciargli fare attrito tra i denti, sentendo come questo ansima e si tende, si inarca per avere di più, più contatto, più piacere. E le mani vanno a divaricare le gambe, tirarle verso l'alto, così come a sollevare la parte inferiore del corpo e a quel punto staccarsi con le labbra da lui. Lo guarda dall'alto, ora in possesso dei suoi arti, ma l'amante sorride perfidamente, facendo leva sulle braccia per essere in una posizione più comoda. E allora c'è un ghigno e la posizione del suo sesso tirato sull'entrata calda e bollente già lubrificata. Scivola dentro di lui, superando la soglia, superando quel confine tracciato dalla masturbazione e i preliminari, che vanno a sfociare a un atto sessuale completo. E nonostante sia una posizione strana e contorta, pare essere qualcosa di particolarmente piacevole, intenso, come se Axel riuscisse a entrare completamente dentro Roxas, come se finalmente potesse scivolare dentro di lui completamente, in un angolatura differente, facendogli provare piacere, facendogli percorrere i brividi lungo tutto il corpo. E Roxas si contorce, si aggrappa con enfasi al lenzuolo, mentre l'altro è una furia, un animale che non sente la stanchezza ma è solo pervaso dalla fame, da quella voglia di prenderlo tutto e farlo suo, spingersi in quell'ambiente caldo e stretto, così perfetto e familiare, come quel letto che è diventato il loro nido, il loro luogo d'amore. E non c'è niente di meglio, perché Axel lo fissa dall'alto, i capelli rossi a scivolare sul viso, a fargli da cornice, mentre Roxas si tende in alto, sprofondando tra le lenzuola e i cuscini, gemendo a voce fin troppo alta quanto piacere stia provando. E per fortuna i genitori sono usciti, perché il letto cigola forte, andando allo stesso ritmo di quelle spinte continue e date con enfasi, tutta quell'enfasi e quella forza che lo fanno straripare di piacere.



    “Axel! A-Axel! A-a-nh...!”



    E non c'è tregua, non c'è parola che non sia spezzata, solcata e bagnata da gemiti, mentre tutto il piacere è racchiuso da un unica parte così come la stanchezza. E a quel punto Axel lo abbassa, sovrastandolo diversamente, uscendo ed entrando velocemente in lui, fino in fondo, percorrendo quelle pareti muscolari bagnate e roventi, come un forno portato al massimo. E Roxas grida a quell'entrata brusca e inaspettata, aggrappandosi a tutto ciò che le sue mani incontrano, fino a trovare le labbra dell'altro con le proprie e divorarle in mille modi, facendole anche colare di liquido rosso e ferroso. Axel grugnisce, affondando le mani in quelle cosce magre e stringendole con forza, spingendosi con più brutalità dentro quel corpo che va a contrarsi e stringersi intorno al suo sesso e Roxas non riesce a non lasciarsi scappare l'ennesimo gemito di piacere e sorpresa, mentre gli occhi si inondano di liquido caldo e le gote si intingono di un rosso acceso. Le labbra di Axel si ritrovano a sibilare vicino all'orecchio dell'altro, con quel tono sensuale e graffiante, così tanto da far rabbrividire il compagno a ogni sillaba pronunciata.



    “Rrrrroxas~ Sei dannatamente osceno.”



    E l'amplesso continua, le mani di Roxas graffiano la sua schiena, lanciando al ragazzo sguardi di sfida, di rabbia, di perversione sempre più crescente, mentre il piace lo sfinisce e lo corrode.
    Ed è questo che lo attraversa del tutto, l'amplesso, il fare sesso per ore con la persona che si ama, il continuare a penetrare in un corpo, superando la soglia della razionalità e della parte umana, lasciando così spazio a quella animale e primordiale.





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    Atto quarto – Applausi.



    Si scende dal palchetto, si osserva la platea e si trattiene il fiato. Uno, due, tre secondi, quanto basta per perdere i sensi e crollare in un letto morbido, soffice come le nuvole e piacevole come le braccia di un amante. Si lascia svuotare la mente, la notte che cala fuori dalla finestra, il cibo consumato nella stanza, poggiato in un angolo, il disordine che invece di diminuire è solo aumentato e l'aria che prima sapeva di sesso ora sa di sigaretta. Non c'è niente di meglio di questo, di una giornata di sfogo, di passione, di intensità tra due persone, solo due, loro e una stanza, loro e il mondo circostante chiusi in un barattolo di vetro.







    //Spazio all'immaginazione.

    Parto col dire che mi dispiace nel caso ci fossero errori. Alla fine ho deciso di postare ugualmente perché tanto anche se continuavo a rileggerla non li vedevo, questo perché la conosco a memoria tra poco x'D Anyway, ho voluto riscrivere in questo fandom perché... perché mi andava! E perché mi sono riletta qualche fan fiction e vista un sacco di immagini su loro *da notare quella in cima*, sopratutto perché Ella mi intasa la bacheca su facebook con le loro immagini v.v (sentiti responsabile della mia povera mente) quiiiiindi non ho resistito e ho dato libero sfogo alla mia mente perversa X°D

    Ordunque! Dedico questa fanfiction a Ella (perché è la musa ispiratrice qua dentro su questa coppia, dal mio punto di vista e per la mia persona, oltre al fatto che lo è anche su facebook, un po' di yaoi AkuRoko fa sempre bene addocchiarlo~) e a Comatose, la mia cara e dolce rana ♥ Perché so che le piace questa coppia~ E perché volevo farle una sorpresa v.v *balla messicano(?)* e adesso me ne torno dal mio nigga (aominechiii ♥)


    Cigarettes;
     
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