Nichilismo&Distruzione.

Bleach//R18

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    Cos'è l'anima?
    Potrei vederla se ti squarciassi il petto?
    Potrei vederla se ti spaccassi la testa?



    Il cielo era come sempre ricoperto da una perenne coltre nera, dove l'unica cosa luminosa, che spiccava in quell'abisso scuro, era una pallida luna mai piena. Essa era come un faro, una luce bassa, che si espandeva in quel luogo a cui pochi era concesso stare.
    Il tetto di Las Noches, la vera natura di quel mondo, dove nessun cielo limpido o sole sgargiante e caldo si specchiava sulla sabbia color avorio. Non era una novità, comunque, che loro due si trovassero insieme in quel posto. La prima volta che si erano incontrati era stato per caso, lassù sopra le torri più alte e oltre il cielo cristallino. I loro nomi, i loro stessi numeri erano ormai famosi in quelle terre ed entrambi conoscevano già molto bene la forza l'uno dell'altro. Nonostante ciò, la sesta non aveva mai perso occasione per attaccar briga o sfidare in qualunque modo la cuarta. Tuttavia proprio quest'ultima, non aveva mai messo a cuccia la compagna, anzi si era sempre limitata a evitarla o a difendersi da qualche cero lanciato con rabbia da essa. Non aveva paura, la cuarta, era consapevole del loro livello, della differenza che c'era tra loro in quanto forza, però non si era mai sprecata, se non a parole, a ribadirlo alla sesta. La domanda che si erano posti tutti gli Arrancar e i vari subordinati, che li vedevano varcare il cielo creato da Aizen-sama, era: perché, se c'era tanto astio tra loro, questi quotidianamente avevano cominciato a vedersi lassù, fuori dall'occhio curioso e indiscreto di tutti?
    La risposta che era stata data da parte di Ulquiorra, l'unico che si era degnato di rispondere alle loro domande, era: "Allenamento."
    Aizen, infatti gli aveva concesso di usufruire del soffitto per questo, dato che il rilascio dei primi quattro espada, poteva costituire la distruzione di Las Noches. L'unico luogo sicuro per effettuare il loro rilascio, oltre alla terra, era dunque il tetto. Salirvi senza permesso di Aizen, tuttavia, era severamente proibito e infatti, Ulquiorra, il suo fedele cagnolino, come ribadiva sempre Grimmjow, ovvero la sesta, aveva chiesto umilmente il suo permesso.
    "Permesso accordato." era stato detto dall'uomo, mentre un ghigno divertito si mostrava sul suo volto, quasi pari al livello di quello di Gin, suo fedele subordinato. Ora, mancava soltanto la sesta, i quali motivi, per cui si trovasse anch'essa lassù, erano decisamente fuori dalle regole imposte da Aizen. Quest'ultimo comunque, trovò subito la scusante, ovvero, sempre sotto richiesta di Ulquiorra, era che entrambi si sarebbero potuti allenare, in maniera ordinaria, senza disturbare troppo lui, gli altri Arrancar e i vari Espada di Las Nosches.
    Tuttavia, Aizen aveva scoperto subito che quella scusa era solo un modo per passare dei momenti di intimità. Non aveva mai percepito, se non la prima volta, il rilascio completo di Ulquiorra e di Grimmjow. Nonostante Thosen avesse insistito per una severa punizione, Aizen, aveva sempre negato lui il permesso, poiché non gli causava nessun fastidio ma anzi, scaturiva in lui solo malato divertimento. Oltre ad Aizen, comunque, anche gli altri Espada avevano capito cosa succedeva ogni giorno sul tetto di Las Noches, ma nessuno si era mai azzardato a fare domande, ne a uno, ne all'altro.


    -Sei in ritardo, Ulquiorra.-
    Lo rimbeccò la sesta, con uno sguardo arrabbiato a marcargli il volto, mentre il nome era stato come al solito pronunciato con voce roca e quasi divertita.

    -Ho avuto da fare.-
    Rispose la cuarta, avvicinandosi all'altro puntando così i propri occhi smeraldini, su quelli taglienti e azzurri del compagno. Grimmjow a quel punto si alzò dalle macerie scure, sulle quali si era seduto poco prima, in attesa dell'arrivo della cuarta. Si avvicinò con le mani infilate nei larghi pantaloni bianchi, continuando a fissarlo con un ghigno sadico e carico di malizia. Ulquiorra invece, camminava in una postura più rigida, nonostante fosse la stessa dell'altro. Lo sguardo come spento, inespressivo, gli occhi vitrei, fissi in quelli pungenti e carichi del compagno.
    Una pantera contro un demone, la distruzione unita al nichilismo.

    Siamo attratti l'uno verso l'altro come gocce d'acqua, come i pianeti
    ci respingiamo l'uno contro l'altro come i magneti, come il colore della pelle.




    Cominciava sempre con la vicinanza della cuarta, la sua voce impassibile e fredda che diceva di muoversi, di non ostentare, perché non aveva tempo da perdere, e che Aizen-sama, gli aveva dato dei compiti da svolgere anche quel giorno. E la sesta rideva, sogghignava, mentre faceva scorrere le mani sul corpo dell'altro, sulla veste candida, afferrandola con aggressiva brutalità, tirandolo a se. Le labbra che premevano, si aprivano fameliche, voraci le lingue, spietati i denti. Il respiro caldo, la gola secca e piena al tempo stesso, i corpi silenziosamente frementi. Poi c'era uno scontro. La spinta su una roccia, il corpo che distrugge la suddetta e con fastidio ne usciva, per poi essere di nuovo raggiunto e placcato a essa. La sesta amava giocare, come un gatto che tiene ferma la coda del topo e ride, deride quel topo stupido che ancora tenta di scappare. La speranza era sempre l'ultima a morire, gli avrebbe ribadito il gatto. Ma Ulquiorra non sperava mai. Ulquiorra era il cane che lasciava giocare con la propria coda, il felino. E Grimmjow lo amava, amava quel rapporto, quel gioco che facevano ripetutamente e che cambiavano ogni volta. Ma era un sentimento inconscio, così nascosto sotto la scorza dura dell'orgoglio.
    Il ghigno a graffiare il volto, la risata sadica di sottofondo, Ulquiorra la odiava. La sua espressione appena grinzosa, come quando si fissa male un figlio, così poco dura, così poco convincente. Grimmjow si avvicinò col volto, mentre una mano andava ad accarezzare il ventre coperto dell'altro, fino a tirare la vita sottile verso di se. Le labbra andarono a mordere violente e Ulquiorra lo spinse via, con forza, fino a farlo cadere a terra. A seguire un cero rosso, che però, venne evitato puntualmente dall'altro, ora in aria a fissarlo con una risata sadica a dilaniare lo spazio buio.

    -Ci andiamo giù pesanti oggi, neh Ulquiorra?-
    La decadenza graffiante di quel nome, la voce paragonabile a unghie che vanno ad affilarsi su una lavagna liscia. Ulquiorra si avventò su di lui, spingendolo a terra, alzando un polverone scuro. Il rumore dei massi scricchiolò sul suolo, mentre l'aria sembrava farsi più densa. Ulquiorra aveva poggiato le mani sul petto di Grimmjow, il buco a spezzare lo stomaco e gli addominali. Ne strappò la parte superiore, scoprendo la pelle rosea e liscia. Lo osservò dall'alto, seduto comodamente sul suo cavallo dei pantaloni. Grimmjow rise forte, nonostante la posizione apparentemente predominante dell'altro, poi lo guardò con sguardo languido e divertito, tirandosi su con un colpo di reni. Lo accarezzò sulle spalle, andando ad annusare la pelle pallida e fresca della cuarta, mentre una mano faceva scivolare giù la cerniera della tunica. Il collo scoperto venne subito divorato da labbra, denti e lingua, che giocarono con la pelle tesa, mordicchiandola vergognosamente di rosso. La cosa buffa di quei segni però, era che sparivano in poco tempo, come le strisce delle navi sul mare, presto, esso, tornava appiattito, dirigendosi verso la solita rotta.
    Ulquiorra non espresse parola, solo il respiro accelerato e il sesso duro potevano esprimere quel piacere. Grimmjow lo spogliò e lui lo lasciò fare, si lasciò divorare, mentre le mani accarezzavano e stringevano i capelli, la quando la bocca mordeva, la dove le labbra succhiavano. Poi le mani scesero a graffiare la schiena e le spalle, mentre la bocca di Grimmjow tirava un capezzolo, leccando poco dopo il bordo del buco che il compagno aveva sul petto, scivolando all'interno di esso, facendo smuovere la maschera impassibile della cuarta. E Grimmjow alzò gli occhi, osservò ogni muscolo che tirava la pelle, che smuoveva quell'espressione perennemente fredda e inerme.
    La sesta scese a questo punto, più in basso, mentre il suo solito ghigno andava ad ornare quel volto eccentrico e altezzoso. Il sesso di Ulquiorra venne scoperto con calma, al contrario, quello della sesta era già stato esposto e toccato da mani capaci, languide e pallide. Arrochito, la pantera, fece teneri fusa vicino all'orecchio del compagno, che sotto di lui stringeva il membro caldo, spingendo il proprio bacino verso quello dell'altro. Grimmjow gli mordeva l'orecchio, lo leccava e con le mani gli accarezzava le gambe, il petto scivolava su quello del compagno e l'aroma pungente del suo corpo gli invadeva i polmoni.
    Le mani furono agili e decise a spalancare le cosce, a stringere sotto il ginocchio la presa e staccarsi col busto da quello del compagno. Le mani tirarono le gambe in alto. Grimmjow da quella posizione, fissò il compagno negli occhi. L'azzurro graffiante, come artigli ghiaccianti, contro i liquidi e grandi specchi smeraldi. Si chinò sulle sue labbra spingendosi col membro vicino alla sua entrata, violata ormai tante volte, abituata al lacerante e palpabile ardore iniziale. Soffiò sopra i lineamenti schiusi, pallidi, ma morbidi, umidi. Un sorriso arrogante si abbozzò su quel volto color pesca.

    -Ti divorerò Ulquiorra. Ti dilanierò fino a farti gridare quanto ti piaccia.-
    E Ulquiorra rimaneva impassibile, lo guardava dritto negli occhi, senza fare niente, se non muovere quelle labbra e sputare la dove era già stato sputato.

    -Per quanto la mia voce si liberi, il numero non muterà. Non esiste sesta che sia superiore a una cuarta.- E Grimmjow lo guardava arrabbiato, furente, pieno d'ira e voglia di disintegrare ogni cosa, ogni cosa che appartenesse a lui. Aveva quella voglia di schiacciare, di sottomettere l'altro fino alla fine, fino all'apice di quello sfogo, di quel sentimento ignoto e muto.
    Affondò, digrignando i denti, spingendosi fino alla fine, facendo scorrere in quella carne rovente il suo membro, altrettanto ardente. Ulquiorra spalancò gli occhi e affondò le unghie nella sua schiena, nella carne, facendola sanguinare, macchiando il rosa di rosso. E Grimmjow cominciò a spingere con forza, con foga, fin da subito, divaricando al limite quelle gambe magre e toniche. Lo morse e subito dopo ruggì contro il suo orecchio, mentre il compagno gemeva alto, gemeva e ansimava, scosso, tremante e con gli occhi persi chissà dove, ad afferrare chissà quale parte della sua anima, cercandone la concretezza. Ma non la cercava dentro di se, ma nei gesti dell'altro, nel suo respiro, nelle sue fusa calde.
    L'entrare e l'uscire di quel membro caldo dal suo corpo, la coesione del bacino coi glutei, le gambe tenute da braccia forti, portarono Ulquiorra a trovare appagamento, piacere, qualcosa che lui non sapeva ne decifrare, ne controllare. E solo Grimmjow sapeva farlo andare fuori di testa in quel modo, scombussolando il suo essere ordinario e indifferente, pure al dolore, pure al solo essere trafitto o tagliato a fette. Solo Grimmjow lo rendeva così vulnerabile alla carne, perché Grimmjow era la bestia, l'uomo primordiale che si lasciava coinvolgere in una rissa senza sosta, fino allo spasmo.

    Lo spento bagliore delle stelle sanguina verso il basso,
    sul nitrato del demonio.




    //Spazio all'immaginazione.

    Oh Jashin, caro Jashin! Alla fine sono riuscita a scrivere anche questa *alza pugno felice*. Su loro non ho in mente di scrivere altro, questa è stata principalmente per capriccio e per amore infinito per la coppia. Tuttavia, essendo loro una coppia molto pornazzabile, ma anche difficile, non so quanto spazio all'immaginazione ci possa essere, effettivamente il caratterino freddo di Ulquiorra mi blocca molto e troppo spesso ho paura di farlo scemare in qualcosa di terribilmente OOC, per questo voglio placare qui, con questo parto di one-shot, le mie sofferenze.

    Scriverò comunque altro su Bleach, perché merita, perché è terribilmente stupendo come anime e come manga (lei ha comprato tutti i numeri, si, lei è una PAZZA). Spero vi sia piaciuta e spero di non aver commesso orrori grammaticali e/o altre cose illeggibili. Ricevo volentieri commenti e consigli su come migliorare o altro, purché non offensivi.

    Ricordo come al solito che l'immagine iniziale è stata graficata dalla sottoscritta, quindi non ciulatevela o vi inchiappetto a saltelli(?!).

    E scusatemi per la sistemazione arrangiata dei codici è_é ma non avevo voglia di farli da sola come mio solito (la pigrizia incombe molto sulla mia divina -?- persona.) A presto~!



    Cigarettes;
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